Si blocca la riforma del Catasto: ma cosa è successo?

Un colpo di scena all’ultimo secondo, degno dei migliori thriller americani: il testo del decreto attuativo principale sulla riforma del catasto, quello, per intenderci, che avrebbe dovuto svelare l’algoritmo utilizzato per ricalcolare le rendite catastali degli immobili degli italiani, non sarà oggetto d’esame al Consiglio dei Ministri previsto per le 18 di questa sera.

Non si tratta di un semplice rinvio, poiché la legge delega che incarica il Governo di attuare le misure previste all’articolo 2 (la riforma del catasto fabbricati) scade il prossimo 27 giugno e, dopo che una proroga c’è già stata, pare improbabile che ve ne sia un’altra.

“Questo significherebbe iniziare tutto daccapo”, chiosa Mirco Mion, numero uno dell’AGEFIS, l’Associazione dei Geometri Fiscalisti, da sempre in prima linea su un tema particolarmente delicato come questo.

“Pare quasi che questo improvviso dietrofront”, continua Mion, “dimostri come negli ambienti politici non si sia capita esattamente la portata storica della riforma del nostro catasto nazionale”.

I motivi per cui allo stato attuale, dall’ordine del giorno della convocazione del Consiglio dei Ministri, sia scomparsa la discussione sul secondo decreto attuativo della riforma del catasto non sono chiari.

Pare che le simulazioni effettuate dai tecnici dell’Agenzia delle Entrate, utilizzando gli algoritmi contenuti nel testo, abbiano portato a degli aumenti generalizzati ed elevatissimi: in alcuni casi fino a 8 volte il valore della rendita catastale attuale.

“Non è una sorpresa”, spiega Mion. “Da alcune prove che abbiamo recentemente portato avanti sul centro storico di Forte dei Marmi, per esempio, l’aumento previsto sarà del 900%, ma si tratta per la verità di un dato atteso”.

Insomma, si tratta di aumenti che erano stati ampiamente previsti ma che forse, a livello politico hanno fatto “spaventare” qualcuno. “Non approvare il secondo decreto attuativo sarebbe un grave errore”, commenta il presidente di AGEFIS raggiunto telefonicamente dalla nostra Redazione: “intanto perché comunque si avrebbero poi altri 90 giorni di tempo per discutere sul testo e limarne gli aspetti più controversi”.

In seconda battuta, come già detto, la scadenza del 27 giugno impone una scelta: continuare sulla strada intrapresa o dare un colpo di spugna a più di due anni di lavoro.

Il nodo principale resta quello di garantire l’invarianza di gettito, che equivale a una distribuzione diversa del carico fiscale sulla casa. In parole più semplici: alcuni saranno chiamati a pagare (molto) di più, altri di meno. Si tratta, ragiona Mion, di un fatto inevitabile anche considerando che oggi il sistema fiscale immobiliare si basa su dati obsoleti risalenti al 1990.

Redazione Tecnica

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