Eco reati, 5 nuovi motivi per finire al gabbio

In materia di ambiente, con la riforma contro l’inquinamento approvata definitivamente e divenuta così legge, sono stati introdotti cinque eco reati nuovi: disastro ambientale (per il quale si va in carcere da 5 a 15 anni), inquinamento ambientale (da 2 a 6 anni e multa da 10.000 a 100.000 euro), traffico e abbandono di materiale altamente radioattivo (da 2 a 6 anni e multa da 10.000 a 50.000 euro), impedimento dei controlli ambientali (da 6 mesi a 3 anni) e omessa bonifica (da 1 a 4 anni e multa da 20.000 a 80.000 euro).

Galletti, Ministro dell’ambiente, e Realacci sono molto contenti. Afferma Galletti a proposito dei nuovi eco reati: “Per la prima volta inseriamo nel diritto penale i reati contro l’ambiente. Fino ad oggi non c’erano tipologie specifiche, per cui s’interveniva facendo riferimento a reati più generici. Ora possiamo perseguire reati ambientali con più certezza. E allunghiamo i tempi di prescrizione, che vengono di fatto raddoppiati. Ora serve un passo successivo che faremo: dobbiamo approvare un disegno di legge sulle agenzie, perché si rafforzino i controlli”.

I 5 nuovi eco reati in dettaglio

1) il delitto di inquinamento ambientale (articolo 452-bis) cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili dello stato preesistente: 1) delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; 2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna (primo comma).
Il secondo comma prevede un’ipotesi aggravata quando il delitto sia commesso in un’area naturale protetta o sottoposta a specifici vincoli, ovvero in danno di specie animali o vegetali protette.

Il reato di morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale (articolo 452-ter) che prevede per l’inquinamento ambientale aggravato dall’evento un catalogo di pene graduato in base alla gravità delle conseguenze del delitto:
– la reclusione da 2 anni e 6 mesi a 7 anni se dall’inquinamento ambientale derivi ad una persona una lesione personale (escluse le malattie di durata inferiore a 20 gg);
– da 3 a 8 anni se ne derivi una lesione grave;
– da 4 a 9 anni se ne derivi una lesione gravissima;
– da 5 a 12 anni in caso di morte.

Se le lesioni sono plurime e a carico di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per il reato più grave aumentata fino al triplo, fermo restando tuttavia il limite di 20 anni di reclusione.

2) il delitto di disastro ambientale (articolo 452-quater) è quello commesso da chi causa un disastro ambientale, o un’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema, un’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali o l’offesa all’incolumità pubblica determinata con riferimento sia alla rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione ambientale o dei suoi effetti lesivi, sia al numero delle persone offese o esposte al pericolo.

Il disastro ambientale è aggravato se commesso in un’area protetta o sottoposta a vincolo o in danno di specie animali o vegetali protette.

3) il delitto di traffico ed abbandono di materiale ad alta radioattività (articolo 452- sexies) punisce chi abusivamente «cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene, trasferisce, abbandona o si disfa illegittimamente di materiale ad alta radioattività» (primo comma).
Il secondo ed il terzo comma prevedono aggravanti: pena è aumentata quando si verifica compromissione o deterioramento delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo. La pena è aumentata anche quando si compromette o deteriora un sistema un’ecosistema, la biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna; se vengono messe in pericolo la vita o l’incolumità delle persone, la pena è aumentata fino alla metà.

Leggi anche Oneri della Gestione rifiuti, spettano all’appaltatore o al committente?

4) il delitto di impedimento del controllo (articolo 452-septies) punisce chiunque impedisca, intralci o eluda l’attività di vigilanza e controllo ambientale e di sicurezza e igiene del lavoro o ne comprometta gli esiti. L’impedimento deve realizzarsi negando o ostacolando l’accesso ai luoghi, ovvero mutando artificiosamente lo stato dei luoghi.
Se l’ostacolo è posto, per esempio, con mezzi meccanici, in base all’articolo 452-undecies deve essere disposta la sua confisca.

5) il delitto di omessa bonifica (articolo 452-terdecies) punisce chiunque, essendovi obbligato, non provvede alla bonifica, al ripristino e al recupero dello stato dei luoghi.
La nuova fattispecie non si contrappone a quella di cui articolo 257 del Codice dell’ambiente, che prevede una contravvenzione (arresto da sei mesi a un anno o ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro) per chiunque provoca l’inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o delle acque sotterranee con il superamento delle concentrazioni soglia di rischio, se non provvede alla bonifica.
L’articolo 257 del Codice (modificato dal disegno di legge) prevede la salvaguardia delle più gravi fattispecie di reato. Rispetto alle nuove fattispecie, solo due possono essere commesse per colpa: il delitto di inquinamento ambientale (articolo 452-bis) e il delitto di disastro ambientale (articolo 452-quater). In tali casi, in base al nuovo articolo 452-quinquies, le pene sono diminuite da un terzo a due terzi. Una ulteriore diminuzione di un terzo della pena è prevista per il delitto colposo di pericolo o quando dai comportamenti di cui agli articoli 452-bis e 452-quater deriva il pericolo di inquinamento ambientale e disastro ambientale.

Leggi anche Inquinamento terreni, l’operatore non è per forza responsabile: chi inquina paga

Nuovi eco reati: altri dettagli

L’aggravante ambientale
Il nuovo articolo 452-octies del codice penale prevede poi circostanze aggravanti nel caso di commissione dei nuovi delitti contro l’ambiente in forma associativa. Il successivo 452-novies introduce una nuova circostanza definita “aggravante ambientale”. Tale disposizione prevede un aumento di pena (da un terzo alla metà) quando un qualsiasi reato venga commesso per eseguire uno dei delitti contro l’ambiente previsti dal nuovo titolo VI-bis del libro secondo del codice penale, dal Codice dell’ambiente o da altra disposizione di legge posta a tutela dell’ambiente.
L’aumento è di un terzo se dalla commissione del fatto derivi la violazione di disposizioni del citato Codice dell’ambiente o di altra legge a tutela dell’ambiente.

Il ravvedimento operoso
L’articolo 452-decies introduce nel codice penale con riguardo ai delitti ambientali la disciplina del c.d. ravvedimento operoso.

La confisca dei beni
L’articolo 452-undecies prevede che, in caso di condanna o patteggiamento per i reati di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo, reati associativi finalizzati alla commissione dei nuovi reati ambientali previsti dal titolo VI-bis, il giudice debba sempre ordinare la confisca delle cose che costituiscono il prodotto o il profitto del reato o che servirono a commetterlo.
Se la confisca dei beni non è possibile, il giudice ordina la confisca per equivalente, individuando i beni sui quali procedere dei quali il condannato abbia la disponibilità anche per interposta persona.
I beni e i proventi confiscati devono essere messi a disposizione della pubblica amministrazione competente e vincolati all’uso per la bonifica dei luoghi.
La confisca non è obbligatoria quando i beni appartengano a terzi estranei al reato. È inapplicabile quando l’imputato ha provveduto alla messa in sicurezza dei luoghi e, se necessario, alla loro bonifica e ripristino.

Obbligo di ripristino dello stato dei luoghi
Il 452-duodecies stabilisce che, in caso di condanna o patteggiamento per uno dei nuovi delitti ambientali, il giudice debba ordinare il recupero e, ove tecnicamente possibile, il ripristino dello stato dei luoghi.
Tali attività sono a carico del condannato e delle persone giuridiche obbligate al pagamento delle pene pecuniarie in caso di insolvibilità del primo.

L’AIR GUN non è vietato
L’air gun è una tecnica di ispezione per l’analisi della composizione del sottosuolo marino che consiste in spari di aria compressa ad alta intensità sonora, esplosi a determinata distanza l’uno dall’altro. L’air gun genera onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione dei fondali marini.
Nel corso dell’esame in seconda lettura da parte della Camera è stato soppresso l’articolo 452-quaterdecies del codice penale, che puniva con la reclusione da 1 a 3 anni l’illecita ispezione di fondali marini. Si sanzionava l’utilizzo della tecnica dell’air gun o altre tecniche esplosive per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini finalizzate alla coltivazione di idrocarburi.
In Senato è stato però approvato un documento in cui si chiede al Governo di adottare misure necessarie per verificare gli impatti sull’ecosistema marino della tecnica dell’air-gun e delle altre tecniche esplosive, anche per vietarne l’utilizzo.

 

Redazione Tecnica

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento