Ci sono stragi taciute che si compiono ogni giorno e dove le vittime santificano il carnefice perché garantisce loro un posto di lavoro, uno stipendio, una dignità e … una condanna ad una morte di sofferenza!
Ieri sicuramente si è avuta una svolta in questi crimini impuniti in Italia. Ieri coloro che hanno condannato a morte quasi 4.000 persone sono stati giudicati colpevoli.
Certo, la condanna per ciascuno di 16 anni e il risarcimento alle parti civili, tra i quali Sindacati, WWF ed ovviamente i familiari delle vittime, non riporterà in vita chi non c’è più e non salverà chi rientra nelle stime dell’INAIL, ovvero coloro che hanno subito gli effetti dell’esposizione all’amianto (o perché lavoravano in uno stabilimento che lo produceva/utilizzava, o perché erano a diretto contatto con chi si portava a casa le fibre di amianto sugli abiti, o perché vivevano in prossimità di tali lager), destinati a crescere fino al 2020. Le stime indicano alcune decine di migliaia di casi di tumore nei prossimi anni.
Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni, pagano, ma solo per i reati commessi dal 1999 negli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato e Cavagnolo, mentre cadono in prescrizione tutti i reati precedenti al 13 agosto di quell’anno.
Così come sono caduti in prescrizione i reati commessi al Petrolchimico di Marghera.
Dopo la sentenza scandalo di assoluzione del 02/11/2001 del Tribunale di Venezia per i 28 imputati, i grandi gruppi della chimica italiana (Montedison, Enichem), accusati della morte per tumore di 157 operai e di altri 103 casi di malati, che erano addetti alla lavorazione del cloruro di vinile monomero (CVM) e del polivinile di cloruro (PVC) per la produzione di plastiche, il 15 dicembre del 2004 il processo d’appello modifica la sentenza emessa in primo grado, riconoscendo molti degli imputati colpevoli di omicidio colposo; sentenza a cui non seguirà condanna per via dell’avvenuta prescrizione
Sentendo le testimonianze dei parenti delle vittime dell’Eternit e leggendo il libro Petrolkiller di Gianfranco Bettin e Maurizio Dianese (ed. Feltrinelli) non si può che accomunare la fiducia che coloro per i quali si stanno muovendo queste battaglie legali riponevano nella propria mansione, quella di dare certezza di un futuro migliore a coloro che verranno.
Nessuno poteva immaginare che invece chi stava in alto pensasse solo a lucrare sulla pelle altrui.
È una vergogna, ed è una vergogna che reati del genere cadano in prescrizione.
Sulla base di storie come queste non possiamo che sperare che il progresso tecnologico ci fornisca la soluzione per trovare il modo di impattare meno sulla vita dell’uomo e sull’ambiente.
Al momento non ci restano che grandi aree da bonificare e un grande vuoto del cuore, che si può riempire (forse) solo con il ricordo di chi non c’è più.
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