Comunità energetiche rinnovabili: gli ostacoli che ne compromettono lo sviluppo

Dall’analisi di Clust-ER Greentech è emerso che gli ostacoli allo sviluppo delle CER sono soprattutto di tipo culturale e temporale, ma anche tecnico-normativi. Dal dimensionamento dell’impianto alla burocrazia, vediamo meglio quali sono

Quali sono gli ostacoli che impediscono lo sviluppo delle CER? Questa domanda se l’è posta il gruppo di lavoro che ha preso parte al Tavolo Sharing Economy & Energy del Clust-ER Greentech, con l’obiettivo di individuare le potenzialità e le criticità nello sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER).

Il percorso di studio, articolato in più fasi, ha portato all’elaborazione di un documento di analisi Criticità e potenzialità delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Emilia‑Romagna. Con la prima fase esplorativa sono state realizzate interviste a soci e attori rilevanti impegnati a livello regionale in progetti di CER. Una seconda fase ha coinvolto esperti sulle possibili soluzioni alle criticità emerse dall’indagine. Nella terza fase tutte le informazioni sono state sistematizzate per ottenere una sintesi, con indicazioni utili per tutti coloro che sono coinvolti in percorsi di costituzione e gestione delle CER.

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Dall’analisi è emerso che gli ostacoli allo sviluppo delle CER sono soprattutto di tipo culturale e temporale, ma anche tecnico-normativi. Vediamo meglio nel dettaglio cosa riporta il documento.

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Ostacoli culturali e temporali

Tra le criticità rilevate vi è la percezione del concetto di CER, intesa quale mero strumento per risparmiare in bolletta, anziché come innovazione che può segnare un cambiamento sociale, ambientale e di sviluppo territoriale.

Nel documento viene sottolineato questo ostacolo culturale che rende la visione semplicista, non favorendo una corretta visione in grado di valorizzare i reali vantaggi delle CER, rischiando di creare false aspettative su potenziali benefici puramente economici a breve termine e soluzioni alla crisi energetica.

Altro ostacolo è rappresentato dal ruolo delle pubbliche amministrazioni che non sempre sono in grado di gestire le comunità energetiche, sia per sottodimensionamento delle risorse interne, sia per limitate competenze. Nel dossier viene precisato che i Comuni possono assumere un ruolo importante, tuttavia dall’attuale quadro sono emerse difficoltà nel ricoprire un ruolo di traino e gestore della comunità. Possono anche assumere il ruolo di gestore anche i soggetti che abbiano fruito di una formazione specifica, sviluppando diverse competenze trasversali in ambito economico, sociale e ambientale, o organizzazioni dotate di diverse competenze al proprio interno, come se ne trovano ad esempio nel terzo settore.

Per quanto riguarda gli ostacoli di tipo temporale, la lunga tempistica che intercorre tra l’attivazione di una CER e il tempo utile per quantificare le ricadute positive sul territorio può smorzare l’interesse dei soggetti coinvolti.

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Ostacoli di tipo tecnico e normativo: dal dimensionamento alla burocrazia

Circa gli aspetti normativi, la principale criticità è nell’attuale incertezza normativa dovuta ai recepimenti dei decreti attuativi. Oltre a questo, sono state messe in luce anche difficoltà di sviluppo tecnico.

Il reperimento dati è tra i temi critici. Fondamentale precisare quanto le scelte legate al dimensionamento degli impianti siano connesse al reperimento dei dati (curve orarie di carico e produzione rappresentative delle possibili tipologie di Prosumers) e alla possibilità di monitorare i consumi. Dall’analisi è emerso che tali azioni possono essere relativamente semplici per le grandi aziende e per le aziende energivore, ma per i cittadini e per le PMI operanti in alcuni settori risultano dispendiose.

Altre informazioni al momento difficilmente reperibili sono quelle legate all’ottenimento dei dati relativi alle cabine di trasformazione, aspetto problematico e ancora da
sciogliere, sia per quanto riguarda i flussi di informazione in sé, sia per le tempistiche
di ricezione dei dati, che i gestori non sono obbligati a cedere. Da questo punto di vista, recentemente è stato fatto un importante passo avanti: il 27/12/2022 ARERA ha
approvato il TIAD (Testo Integrato per l’Autoconsumo Diffuso) in cui sono indicate le modalità e le tempistiche per la messa a disposizione dei dati da parte delle
imprese distributrici.

Aspetto non di poco conto è da considerarsi l’impossibilità di aggregare alla
CER impianti di dimensione superiore, oggi il limite massimo di 1 MW di potenza. Tuttavia, si specifica che si possono associare più impianti da 1 MW ciascuno.

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Un altro aspetto rilevante riguarda l’utilizzo dei sistemi di accumulo che presenta i vantaggi di un maggior autoconsumo, una più elevata autonomia nella gestione dell’energia prodotta localmente e una riduzione sia dei picchi di potenza immessa in rete che degli squilibri dovuti a l’aleatorietà delle fonti rinnovabili. Tuttavia i costi elevati  (€/kWh) e l’assenza di specifici incentivi economici, rende difficile l’installazione.

Infine, la burocrazia. I lunghi tempi e le procedure necessarie per la creazione della CER, come la scelta del modello giuridico (es. associazione o cooperativa), sono state ritenute molto problematiche in quanto richiedono competenze specifiche.

>> Scarica il dossier CER -Criticità e potenzialità delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Emilia‑Romagna <<

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