Tralasciando responsabilità di governo e gestioni passate (e future?) del territorio, proviamo a dare una spiegazione tecnico-scientifica a questo tipo di fenomeno avvalendoci dei dati e delle analisi riportate nel rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Territorio – ISPRA su quanto accaduto nei giorni 16 e 17 maggio 2023.
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Un evento la cui eccezionalità è scaturita dalla combinazione di una serie di fattori, legati alla struttura e alla traiettoria del ciclone (in transito da sabato 12 maggio sul Mediterraneo e da lunedì 14 maggio sull’Italia), che sono: persistenza, intensità e convergenza delle masse d’aria umida.
Inoltre, ad incidere è stata la condizione satura di un territorio già colpito da abbondanti precipitazioni occorse nei giorni precedenti e che hanno reso il terreno incapace di assorbire parte dell’acqua caduta, mediante infiltrazione, con una conseguenziale trasformazione diretta e immediata degli afflussi in deflussi raccolti dal reticolo fluviale e propagati rapidamente nelle aree di pianura.
Ma non solo allagamenti, il territorio è stato interessato da fenomeni franosi che hanno isolato interi paesi tutt’ora irraggiungibili.
Vediamo insieme nel dettaglio quali sono gli aspetti principali che caratterizzano il territorio in questione e le cause di natura idrologica-idraulica e del dissesto frane rilevate da ISPRA e che sono alla base dell’evento eccezionale che ha sconvolto la regione Emilia-Romagna.
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Le provincie con maggiori percentuali di territorio inondabile
L’Emilia-Romagna rientra tra le regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale.
Nel Rapporto n.356 del 2021, ISPRA evidenziava la notevole estensione delle aree allagabili a partire dallo scenario medio per la Regione Emilia-Romagna, una condizione legata alla presenza di una complessa ed estesa rete di canali di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, di tratti arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, di regimazioni e rettifiche nei tratti di pianura.
ISPRA spiega che essendo il reticolo di bonifica per lo più insufficiente in modo generalizzato, per tempi di ritorno superiori a quelli previsti per lo scenario di pericolosità elevata genera allagamenti diffusi su estese porzioni del territorio.
Le province con maggiori percentuali di territorio inondabile sono:
- Ravenna e Ferrara, con percentuali che arrivano rispettivamente all’80% e quasi al 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni. Ravenna è, inoltre, esposta al rischio di alluvione l’87% della popolazione in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni;
- Modena, con il 41.3% (53.3% di popolazione esposta);
- Bologna, con il 50% (56.1% di popolazione esposta);
- Forlì-Cesena, con il 20.6% (64% di popolazione).
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Pioggia con picchi di 300 millimetri
Con la pioggia cumulata in 48 ore dal 15 al 17 maggio 2023 si sono registrati picchi di 300 millimetri sui bacini del crinale e collina forlivese. Sulla stessa area, sulle colline e montagna ravvenati e sul settore orientale del bolognese sono in media caduti tra i 150 e i 200 millimetri. Sulla pianura cesenate forlivese fino a 150 millimetri (i dati sono della Protezione Civile).
ISPRA spiega che l’intensa precipitazione ha determinato cumulate sulle 24 ore superiori ai 100 mm su gran parte dei bacini dell’Idice-Savena, del Sillaro, del Santerno, del Senio, Lamone-Marzeno e Montone, con picchi di precipitazione che, soprattutto su questi ultimi bacini, hanno superato i 150 mm (fig.2).
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Non solo allagamenti, anche frane
Il sito della regione Emilia-Romagna, al 17 maggio, parla di esondazione di 23 fiumi e allagamenti diffusi in 41 comuni colpiti da almeno 50 esondazioni. Dalle segnalazioni si registrano frane nei comuni di:
- provincia di Bologna: Bologna, Imola, Borgo Tossignano, Castel del Rio, Monterenzio, Fontanelice, Loiano, Monte San Pietro, Monghidoro, Castel San Pietro Terme, Pianoro, Marzabotto, Monzuno, Casalfiumanese, Sasso Marconi;
- provincia di Modena: Montecreto, Polinago, Rignano sulla Secchia, Marano sul Panaro, Pievepelago, Serramazzoni, Maranello, Sassuolo, Zocca, Pavullo nel Frignano, Fiorano modenese, Guiglia, Lama Mocogno, Montese;
- provincia di Forlì Cesena: Tredozio, Predappio, Dovadola, Mercato Saraceo, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Santa Sofia, Civitella di Romagna, Galeata, Roncofreddo, Modigliana, Bertinora, Meldola, Portico e San benedetto, Premilcuore e Rocca San Casciano;
- provincia di Reggio Emilia: Canossa, Baiso, Carpineti, Toano e Villa Minozzo, Ventasso;
- provincia di Ravenna: Casola Valsenio, Brisighella e Riolo Terme;
- Provincia di Rimini: Casteldelci, Sant’Agata Feltria, Novafeltria, San Leo, Montescudo-Monte Colombo.
Ma la lista dei comuni colpiti dai fenomeni franosi è in continuo aggiornamento.
ISPRA spiega che le cause del dissesto sono legate:
- alle condizioni fisiche del territorio italiano: geologicamente giovane e tettonicamente attivo, costituito per il 75% da colline e montagne;
- alle precipitazioni e terremoti;
- alle azioni antropiche legate a tagli stradali, scavi, costruzioni, perdite da acquedotti e reti fognarie.
Inoltre si legge nel report che gli impatti dei cambiamenti climatici sui fenomeni franosi, oltre all’incremento dei fenomeni di instabilità dei versanti legati alla degradazione del permafrost in alta quota, riguardano l’incremento della frequenza dei fenomeni franosi superficiali e delle colate di fango e detrito, legati a piogge (eventi pluviometrici) brevi e intense.
>> Scarica il rapporto ISPRA alluvione Emilia Romagna – aggiornato al 17 maggio 2023 <<
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