Da Foggia nel 1999 a Barletta nel 2011 e a Roma più volte. I crolli di palazzine nelle nostre città si susseguono con una cadenza impressionante e solo per pura fortuna, il collasso del palazzo sul Lungotevere a Roma non ha incrementato la contabilità dei morti. “Non c’entrano ne fughe di gas né incendi”, scrive su La Stampa il geologo Mario Tozzi, dicendo chiaramente che non si può parlare di fatti sporadici. La vetustà del patrimonio edilizio italiano è sotto gli occhi di tutti e il disastro di Roma fa emergere, di nuovo, la necessità che ogni struttura si doti di un fascicolo del fabbricato.
“L’abolizione dell’obbligatorietà del fascicolo di fabbricato non si è certamente rivelato un provvedimento lungimirante”, ha detto Sandro Simoncini, ingegnere e docente a contratto di Urbanistica e Legislazione ambientale alla Sapienza di Roma.
“Per comprendere le cause del crollo a Roma”, continua Simoncini, “sarebbe servito avere a disposizione un libretto che riportasse lo storico di tutti gli interventi effettuati sul fabbricato”.
Secondo Simoncini, infatti, “non è detto che siano stati esclusivamente i lavori di ristrutturazione attualmente in corso ad aver causato il cedimento: anche un’operazione banale e lecita come l’abbattimento o la riduzione di un tramezzo, che di per sé non comporta alcun cedimento, può risultare fatale per la stabilità di una struttura se in precedenza si è operato con superficialità o addirittura con dolo”.
In tempi non sospetti anche su queste pagine avevamo espresso l’opinione che l’istituzione del fascicolo del fabbricato fosse una misura da perseguire. “Questo documento è stato criticato per la possibile onerosità che può avere per i proprietari e le amministrazioni ed addirittura anche per le possibili perdite di valore che potrebbero coinvolgere l’immobile “schedato”, scrisse l’ing. Mecatti nel lontano 2012 … ma siamo così convinti che non sia più oneroso essere costretti a ricercare le informazioni solo in uno stato di emergenza?”
Ma cos’è un fascicolo del fabbricato? Anche qui ci vengono in soccorso Simoncini e Mecatti. Il primo: “Si tratta di una vera e propria di carta d’identità approfondita dello stabile, in cui compaiono le caratteristiche strutturali, manutentive e urbanistiche dello stesso: un punto di riferimento fondamentale per quanti si trovano a intervenire su una determinata struttura”.
L’ing. Mecatti pone l’accento sull’importanza del documento in un’ottica manutentiva: “Non si tratta di un semplice archivio di documenti”, precisa, “ma di uno strumento per pianificare modalità di indagine, approfondimenti, ricerche e valutazioni che possano fornire un quanto più chiaro quadro conoscitivo del costruito”.
E mentre ci chiediamo che fine abbia fatto la misura che prevedeva l’obbligo di istituire il libretto, Tozzi sul quotidiano torinese si domanda provocatoriamente perché la risposta sembra essere sempre la stessa: “Allentamento delle regole, nuovi Piani Casa, incrementi di volumetrie e nuove sopraelevazioni”, quando invece occorrerebbe realizzare “l’unica grande opera che ci vorrebbe, la ristrutturazione dei centri storici di buona parte delle città italiane”.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento