«Sono davvero interessato? [oppure è un problema che tengo “congelato” ad un indefinito domani]».
«Quando mai capiterà un terremoto devastante nel mio territorio?».
«Adesso mi conviene investire nel risparmio energetico per ridurre la bolletta del riscaldamento. Oppure ristrutturare gli interni e gli esterni della casa, così acquista più valore ed è più piacevole da vivere».
«Se investo solo in interventi antisismici, che guadagno ne traggo a breve termine?».
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Sono alcune delle riflessioni che spesso accompagnano la scelta della tipologia di ristrutturazione, e relativi incentivi fiscali. L’illusione che il valore di un immobile cresca solo rifacendo il bagno e i pavimenti, adeguando gli impianti, coibentando l’involucro o inserendo pannelli fotovoltaici, assopisce il dibattito sulla reale sicurezza del patrimonio immobiliare italiano, relegata paradossalmente ad una priorità minore. Il terremoto viene ancora percepito dall’opinione pubblica come un evento di probabilità remota, come un accadimento eccezionale, sebbene neppure le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC2018) lo annoverino nelle azioni eccezionali; ed ancora i più recenti terremoti ci ricordino l’urgenza di mettere in sicurezza un patrimonio edilizio particolarmente fragile.
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Prima del cappotto meglio prevedere un’ispezione strutturale
Gli incentivi fiscali sono stati estesi a qualsiasi settore edilizio, ma negli ultimi anni la grande maggioranza degli interventi incentivati ha riguardato il Bonus Facciate e l’Ecobonus per la rapidità di esecuzione e per l’immediato ritorno economico e di immagine. In questo ultimo periodo di Superbonus 110%, esteso anche al Sismabonus, molti ingegneri hanno raccomandato ai proprietari di pianificare una giusta priorità di intervento sulla loro abitazione.
Prima di mettere il cappotto all’edificio o rifare l’intonaco della facciata per coprire definitivamente lo scheletro statico, occorrerebbe dare precedenza ad una ispezione strutturale per individuare criticità e vulnerabilità sulle quali intervenire in modo preferenziale e definitivo. Senza nulla togliere al doveroso obiettivo del risparmio energetico e della conseguente riduzione delle emissioni inquinanti, necessari al benessere e alla sostenibilità dell’abitazione, tuttavia l’esperienza dei danni rilevati nei crateri sismici conferma come edifici ristrutturati solo nell’immagine edilizia, ma privi di investimento nella riduzione del rischio sismico, abbiano rappresentato un pericolo per l’incolumità delle persone che vivevano all’interno, oltre a ridursi facilmente inagibili e irrecuperabili.
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Come si valuta il rischio sismico?
Il rischio sismico di un territorio è valutabile come la combinazione di pericolosità (P), vulnerabilità (V) ed esposizione (E):
R = P x V x E
La pericolosità (P) sismica è la probabilità che, in un’area e in un certo intervallo di tempo, si verifichi un terremoto che superi una soglia di accelerazione di picco attesa: essa è una caratteristica fisica del territorio, la cosidetta sismicità del sito (mappa sismica italiana), rappresentata dalla frequenza e dalla intensità con cui si manifestano i terremoti.
L’esposizione (E) indica la possibilità che un territorio subisca un danno in termini economici (presenza di attività produttive), in funzione del numero di abitanti (perdite di vite umane), e di beni storico-architettonici in esso contenuti.
La vulnerabilità (V) sismica è la predisposizione di una costruzione a subire danni, strettamente correlata al suo stato di manutenzione, alla progettazione, alla qualità e alla tipologia costruttiva.
Mentre risulta difficile ridurre la pericolosità (P) sismica del territorio e l’esposizione (E) del sito, al contrario l’unico parametro su cui si può intervenire è proprio la vulnerabilità (V), cioè sul miglioramento delle proprietà strutturali della costruzione. La tanto nominata “prevenzione sismica” parla di attenzione che il proprietario dovrebbe avere per far valutare, da tecnico esperto in ingegneria sismica, la vulnerabilità del fabbricato. In questo modo è possibile portare alla luce fattori di criticità della sicurezza, difficilmente visibili dopo la posa delle finiture di una ristrutturazione, e che spesso acquistano un peso importante considerata l’anzianità del patrimonio edilizio esistente. I risultati potranno essere utili a pianificare gli interventi più adatti da eseguire per migliorare sismicamente l’abitazione.
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Cosa fare per ridurre la vulnerabilità sismica della propria casa?
Le norme tecniche NTC2018 prevedono interventi strutturali affinché gli edifici non si danneggino per terremoti di bassa intensità, non abbiano danni strutturali per terremoti di media intensità e non crollino in occasione di terremoti forti, pur potendo subire gravi danni. Progettare senza subire danni sarebbe molto oneroso, per cui l’ingegneria sismica e le relative norme tecniche accettano un minimo rischio di danneggiamento ma sempre salvaguardando la vista degli occupanti.
Si può procedere per gradi. Molti lavori di rinforzo possono essere solo puntuali, come l’inserimento di tiranti, il consolidamento di un solaio, le cuciture di lesioni, il rifacimento di una copertura con dettagli antisismici, per fare solo alcuni esempi, molto utili a prevenire i ribaltamenti fuori piano delle pareti che sono i primi e più pericolosi danni sismici a manifestarsi.
Poi ci sono interventi più estesi (e maggiormente performanti per diminuire le classi di rischio), che riguardano l’aumento delle resistenze degli elementi portanti dell’intero scheletro strutturale della casa (murature o elementi in cemento armato). Quest’ultimi appartengono alla categoria del miglioramento sismico, ossia incrementano la resistenza sismica nel piano delle strutture senza tuttavia raggiungere lo stesso livello di sicurezza delle nuove costruzioni (adeguamento sismico). Oggi nuovi materiali e tecnologie permettono di intervenire con maggior leggerezza e meno invasività, e di programmare un cantiere con meno disagi per gli abitanti del fabbricato.
Gli edifici privati di Norcia, per fare un esempio, precedentemente rinforzati in modo efficiente dopo il sisma del 1997, hanno dimostrato che investire in questa direzione conviene. Dopo il terremoto del 2016 sono nuovamente inagibili. Ma non rasi al suolo come quelli di Amatrice. La comunità che li abitava potrà ritornare ad insediarsi nei medesimi luoghi di origine con costi inferiori a quelli della completa demolizione e ricostruzione. E soprattutto, significa aver salvato vite umane.
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Foto di copertina: edificio residenziale gravemente danneggiato a Visso (MC) a seguito del terremoto Centro Italia 2016 ©Alessandro Grazzini
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