Cari lettori, oggi voglio affrontare un tema fondamentale per chiunque utilizzi MidJourney: quanto deve essere lungo un prompt per ottenere un buon risultato?
Questa è una delle domande che più spesso mi vengono poste, e comprendo il motivo. Quando iniziamo a lavorare con l’AI generativa, tendiamo a credere che più dettagli aggiungiamo, più il risultato sarà accurato. Ma è davvero così? Oppure, al contrario, troppe parole possono rendere il nostro prompt meno efficace?
In questo articolo, analizzeremo insieme:
- Quanto influisce la lunghezza del prompt sulla qualità dell’immagine.
- Come l’ordine delle parole può cambiare il risultato finale.
Alla fine dell’articolo, avrai una comprensione più chiara di come costruire i tuoi prompt in modo strategico e di come ottenere il massimo da MidJourney.
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Breve o lungo? Il giusto equilibrio
Scrivere un prompt efficace non significa necessariamente scrivere molto. Un prompt breve può essere potente quanto uno lungo, e in alcuni casi, anche più efficace.
Regola d’oro: ogni parola che aggiungiamo al prompt ha un peso. Se ne inseriamo troppe, Midjourney potrebbe non riuscire a gestire tutte le connessioni e alcune informazioni rischiano di essere trascurate nell’output finale. Vediamo i due approcci.
1) Prompt corti: più libertà all’AI
- Ideali per esplorare concetti nuovi e lasciarsi sorprendere dai risultati.
- MidJourney combina i termini in modo autonomo, sperimentando soluzioni inaspettate.
- Ottimi per la fase di ricerca visiva e brainstorming.
Esempio di prompt 1: Minimalist house, foggy forest.

Come potete vedere nell’immagine generata qui sopra, non è necessario un prompt molto lungo per ottenere risultati visivamente interessanti. Il prompt usato è semplicemente “minimalist house, foggy forest”, eppure MidJourney ha prodotto quattro interpretazioni diverse, dimostrando come l’AI elabori i concetti in modo aperto quando lasciamo spazio alla sua interpretazione. Cosa notiamo da questa immagine?
- Pur partendo da un’istruzione semplice, l’AI ha esplorato diverse composizioni, materiali e atmosfere.
- Ogni immagine riflette un’idea di casa minimalista immersa nella nebbia, ma con approcci stilistici differenti.
- L’assenza di dettagli specifici ha permesso a MidJourney di sperimentare, senza vincoli rigidi.
Questo è un perfetto esempio di come un prompt breve possa servire come fase di esplorazione, lasciando libertà creativa alla macchina. Se invece volessimo affinare il risultato e ottenere una visione più mirata, potremmo gradualmente aggiungere dettagli per guidare meglio l’AI.
2) Prompt lunghi: maggiore precisione, ma attenzione
- Utili quando vogliamo un risultato dettagliato e specifico.
- Richiedono attenzione nell’organizzazione delle informazioni per non sovraccaricare l’AI.
- Troppe parole possono far perdere dettagli essenziali all’algoritmo.
Esempio di prompt 2: Minimalist house, raw concrete and glass, large floor-to-ceiling windows, nestled in a misty forest, soft morning light filtering through the trees, cinematic atmosphere, highly detailed architecture.

Come la maggiore precisione del prompt influenza l’uniformità del risultato
In questa seconda immagine iniziamo a vedere un cambiamento significativo rispetto alla serie precedente: le quattro immagini risultano molto più coerenti tra loro.
Questa volta il prompt è stato affinato con più dettagli, specificando non solo i materiali, ma anche l’atmosfera, l’illuminazione e la resa architettonica. Il risultato? MidJourney ha seguito una linea estetica più definita, riducendo le variazioni stilistiche e restituendo immagini con una maggiore coerenza formale. Cosa possiamo notare?
- Tutte le immagini condividono la stessa tipologia architettonica, con volumi geometrici netti, ampie vetrate e materiali come cemento e vetro.
- L’atmosfera rimane coerente: una casa immersa in un bosco innevato, con un forte contrasto tra il calore degli interni e il paesaggio freddo e avvolto nella nebbia.
- Luci e composizione seguono un filo conduttore, con un gioco tra luce naturale dell’alba e illuminazione artificiale degli interni.
Questo dimostra che più dettagli inseriamo nel prompt, più riduciamo la libertà interpretativa dell’AI. Se nel primo test MidJourney sperimentava soluzioni diverse, qui vediamo che ogni immagine è una variazione sullo stesso tema.
Consiglio: Parti sempre con un prompt breve e poi aggiungi dettagli progressivamente per guidare MidJourney verso il risultato desiderato.
Come l’ordine delle parole influenza il risultato
Ogni parola in un prompt ha un peso e il suo ordine cambia l’output finale. Quando scriviamo un prompt, i primi termini hanno un peso maggiore nella lettura e nell’interpretazione da parte dello strumento. MidJourney interpreta il testo in sequenza, dando priorità ai primi concetti, che diventano la spina dorsale dell’immagine generata.
Per questo motivo, è fondamentale mettere all’inizio ciò che per noi è più importante. Se vogliamo un’illustrazione, inizieremo con “sketch” o “drawing”; se puntiamo a un’immagine fotorealistica, useremo termini come “hyperrealistic” o “cinematic”. In questo modo, indirizziamo fin da subito la nostra richiesta nella direzione desiderata. Questo porta a un output più coerente con la nostra idea, riducendo la libertà d’interpretazione dell’AI e ottenendo quattro immagini già allineate con il nostro obiettivo.
Esempio di prompt 3: architectural sketch of a Minimalist house, foggy forest.

In questa immagine vediamo come una semplice modifica all’ordine del prompt possa trasformare radicalmente il risultato. Rispetto al primo esempio, dove il prompt “Minimalist house, foggy forest“ lasciava ampio spazio all’interpretazione, qui abbiamo anteposto “architectural sketch”, e l’output è cambiato drasticamente. Cosa osserviamo?
- L’immagine non è più una visualizzazione fotorealistica, ma una rappresentazione tecnica e concettuale.
- MidJourney ha compreso che l’elemento chiave era il disegno architettonico, e ha generato schizzi con linee pulite e texture leggere, tipiche della rappresentazione progettuale.
- Nonostante l’ambientazione sia la stessa (una casa minimalista in una foresta nebbiosa), il linguaggio visivo è completamente differente.
Questo dimostra chiaramente quanto sia importante l’ordine delle parole nel prompt. Anteponendo il termine più rilevante per il nostro obiettivo, indirizziamo subito MidJourney verso una specifica tipologia di output, lasciando meno spazio all’interpretazione automatica.
Spero che queste indicazioni vi siano state d’aiuto per comprendere meglio l’importanza della lunghezza e dell’ordine delle parole nei prompt di MidJourney. Come abbiamo visto, piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza nel risultato finale, e imparare a strutturare correttamente un prompt significa avere più controllo sull’output e sfruttare al meglio le potenzialità dell’AI.
La rubrica settimanale “Architectural Prompting” è a cura degli esperti Luciana Mastrolia, Giovanna Panucci e Andrea Tinazzo
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