Albino Bianchi, architetto e titolare dell’impresa, è da tempo operante nel settore dei lapidei, particolarmente dell’arenaria forte d’area appenninica romagnola chiamata Pietra Alberese.
Da sempre decide di privilegiare la politica aziendale sincera verso il cliente, eticamente finalizzata alla resa migliore del materiale ed alla migliore riuscita del progetto: assume come regola rigida cui attenersi quella della rigorosa selezione del materiale, cosa mai scontata nel settore pietra. È noto, infatti, come della sezione litica di scavo il fondo e la cosiddetta vetta, vale a dire le porzioni più profonde e rispettivamente di sommità, raccolgano normalmente gli strati di minor affidabilità del materiale data l’alta percentuale d’impurità. È, del resto, altrettanto nota la tendenza a commercializzare i ricavati di fondo e vetta come possedessero le medesime caratteristiche prestazionali del cuore del blocco, il cosiddetto mezzo.
La preparazione tecnica formata prima in accademia ed integrata poi sul campo da parte di chi dirige l’azienda, segno forse d’un cambio generazionale importante nei ruoli decisionali d’impresa di settore edile, costituisce in questo caso il valore aggiunto in grado di garantire a quanto s’ottenga da scavo la giusta applicazione, senza i rischi tipici di deterioramento nel tempo. L’aiuto proviene in questo caso anche dal materiale stesso: infatti il tipo di Colombino dello strato nominato “della Contessa” dell’Appennino Tosco-Romagnolo, appunto la pietra arenaria Alberese, offre caratteristiche fisico-meccaniche di singolare resistenza, tali per cui anche le cosiddette spaccatelle ed i tranciati tratti dai blocchi di vetta si prestano alle applicazioni pavimentali specialmente dei centri storici. Di base, infatti, la natura della vena Alberese presenta assai alte quantità di componente cementizia, capaci d’offrire prestazioni paragonabili ad altre pietre arenarie ma di molto maggior spessore, con il risultato anche del notevole contenimento di spesa. Pure l’applicazione in area d’arie salmastre, come a Pellestrina, non ha lasciato emergere ammaloramenti evidenti a distanza di tempo.
A riprova, riportiamo di seguito le principali caratteristiche:
Peso specifico apparente, media 2.637 Kg/mc;
Resistenza alla compressione, media 1.746 Kg/cmq;
Resistenza alla compressione dopo 20 cicli di gelività, media 1.564 Kg/cmq;
Resistenza alla flessione, media 299 Kg/cmq;
Resistenza all’urto, media 65 cm;
Resistenza all’usura per attrito radente, media 0,756;
Coefficiente di abrasione, media 2,39 mm.
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