Le attività corrispondenti al Codice ATECO 43.2 – manutenzione, riparazione e installazione di nuovi impianti – erano già consentite con il Dpcm 11 marzo 2020, ma dovrebbero esserlo “esplicitamente” anche all’interno di edifici dove si svolgono normalmente attività al momento non autorizzate. Ad esempio ristoranti, alberghi e scuole.
La Confederazione, tramite l’ultimo vademecum (aggiornato dopo DM del MiSE 25 marzo 2020) aveva già sconsigliato l’installazione di nuovi impianti, suggerendo di limitarsi alle manutenzioni e riparazioni che rivestissero carattere di necessità e urgenza.
Installazione e manutenzione impianti, la richiesta di CNA
Il Presidente Nazionale Carmine Battipaglia ha dichiarato che “Nei primi giorni dell’emergenza sanitaria erano i cittadini/utenti, preoccupati di possibili contagi, ad impedire l’ingresso degli installatori, anche se dotati di DPI, nei propri appartamenti. A ciò si è aggiunta un’altra preoccupazione, quella dei dipendenti delle nostre imprese a loro volta allarmati di poter contrarre il contagio dai clienti. Se a tutto questo aggiungiamo la scarsa disponibilità, nella prima fase, di DPI e il comportamento non univoco di chi era addetto ai controlli, è evidente che le nostre indicazioni ‘prudenziali’ erano assolutamente giustificate e consone alla situazione”.
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È possibile lavorare nei cantieri ancora chiusi?
Un installatore CNA qualche giorno fa ha posto un quesito al governo, sostenendo che le attività comprese nei codici ATECO 43.2 si estendono “a qualsiasi tipo di attività, nel rispetto dei protocolli d’intesa anti-contagio siglati con i rappresentanti delle categorie economiche”. Data la risposta della Prefettura di Ravenna, si deduce che le imprese impiantistiche possono svolgere per intero la propria attività.
Pertanto nei cantieri ancora chiusi possono operare gli installatori, ma non gli operatori dell’edilizia, quindi muratori, imbianchini ecc.
Da ciò la tesi di CNA e Battipaglia, secondo cui “Per analogia è verosimile sostenere che anche in tutti gli altri luoghi dove si normalmente si svolgono attività ancora non autorizzate quali ristoranti, bar, scuole, alberghi e tutta l’ospitalità in genere, sia da ritenersi consentita l’installazione e la manutenzione degli impianti al loro interno”.
Si tratta anche di prevenzione per la mancata manutenzione programmata. Di fatto un corto circuito potrebbe provocare un incendio all’interno di questi locali senza che l’impianto antincendio o gli estintori riescano ad entrare in funzione.
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In conclusione Battipaglia chiede “[…] al Governo di dare una indicazione chiara ed incontrovertibile, perché ancora non lo è, in merito alla possibilità di svolgere una attività consentita quale l’installazione e la manutenzione di impianti all’interno dei locali dove normalmente si svolgono attività che sono attualmente sospese”.
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Foto: iStock/francescomoufotografo
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