Contabilizzazione individuale del calore: mero costo o investimento redditizio?

L’installazione dei dispositivi per la termoregolazione e per la contabilizzazione individuale del calore può essere percepita dall’utente in due modi differenti: un fastidioso intervento obbligatorio oppure un investimento che consentirà di ottenere risparmi significativi sulle spese per il riscaldamento.

L’investimento, inteso come l’impiego iniziale di un capitale per raggiungere uno scopo finale in termini di profitto economico e di altri vantaggi personali, nel caso della contabilizzazione ha un tempo di recupero che, seppur variabile caso per caso, di solito è abbastanza breve (entro i 4-5 anni). E i vantaggi individuali in termini di comfort ambientale si hanno fin da subito, grazie alla possibilità di regolare autonomamente la temperatura di ogni singolo locale della propria unità immobiliare.

Comprensibilmente però, molti italiani residenti in edifici condominiali con riscaldamento centralizzato percepiscono la contabilizzazione del calore come un obbligo: il d.lgs.102/2014 ha recepito la Direttiva europea 27/2012 con grande ritardo, di fatto lasciando meno di 30 mesi per l’adeguamento di tutti gli impianti termici del nostro Paese. I ritardi del legislatore italiano, con un decreto approvato in zona cesarini, altro non fanno che alimentare la sensazione che valvole e ripartitori siano solo l’ultima bizzarra imposizione dell’Unione europea. Anche perché l’informazione istituzionale è totalmente assente e l’utente finale non ne capisce i benefici (consulta anche il dossier completo sulla contabilizzazione individuale del calore e termoregolazione)

Al contrario, senza attendere una direttiva comunitaria in passato molti altri Paesi avevano già imposto ai loro cittadini la contabilizzazione individuale, consapevoli dei risparmi che essa comporta per gli utenti e per la spesa energetica nazionale. E non si tratta solo dei soliti Paesi considerati virtuosi e ai quali guardiamo sempre con un pizzico di invidia (Germania, Francia e Paesi scandinavi in testa): anche in Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovenia e Croazia, ad esempio, la contabilizzazione individuale del calore è una realtà consolidata ormai da anni o addirittura decenni.

Oggi gli edifici di tipo condominiale che in Italia si sono già dotati di valvole termostatiche e ripartitori rappresentano il 30% circa del totale. I risultati sul campo di interventi ben progettati e realizzati a regola d’arte evidenziano cifre più che soddisfacenti: i risparmi sulle spese per il riscaldamento sono notevoli e si attestano tra il 15 e il 40%.

Ma attenzione: quando si parla di risparmi occorre essere chiari. Grazie alle valvole termostatiche la caldaia centralizzata non lavora più sempre a pieno regime perché gli utenti diminuiscono il prelievo di calore dall’impianto condominiale sulla base delle proprie necessità. Questo porta a un consumo di energia complessivo inferiore rispetto al passato, pertanto è la spesa totale del condominio che risulta ridotta delle percentuali sopra citate. In seguito alla ripartizione della spesa tra le varie unità immobiliari, poi, i benefici individuali saranno molto differenziati perché, a fronte di utenti che hanno gestito le valvole termostatiche in maniera accorta ottenendo grandi risparmi, ce ne saranno altri che hanno invece mantenuto una temperatura elevata nei propri locali o che hanno dispersioni maggiori, conseguendo quindi risparmi molto più contenuti.

Roberto Colombo

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