Sia la CEI (si: la Conferenza Episcopale Italiana), sia l’INU, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, hanno avanzato proposte per rinnovare l’urbanistica nelle città di’Italia. I contenuti delle due proposte sono naturalmente completamente diversi. Vediamoli.
Il 29 e 30 aprile 2016 a Cagliari si terrà il XXIX Congresso dell’Istituto nazionale di urbanistica, durante il quale si prenderanno in considerazione nuovi modi e metodi per dare valore pubblico alle azioni dell’urbanistica, con un investimento maturo, trasparente, nel partenariato pubblico-privato. In quell’occasione verranno resi noti i punti del “Progetto Paese” per rinnovare l’urbanistica
Tra le cose più interessanti ci sono i punti che elenchiamo di seguito.
Il Progetto Paese dell’INU
Sono necessari lo svecchiamento e il rinnovo del Piano, per liberarlo dalle incrostazioni che lo hanno reso un groviglio procedurale. Ma non basta, l’INU, con la sua ormai proverbiale spinta verve ma anche molto concreta, spinge molto per la semplificazione coordinata delle norme, degli attori e della divisione di compiti e dei livelli di responsabilità.
Infine, come in tutti i campi, è necessario un investimento deciso nelle nuove tecnologie, al servizio della nuova pianificazione.
Quella dell’INU non è però l’unica proposta per migliorare l’urbanistica delle nostre città. È arrivato anche “Progettare città per le persone”, il manifesto di ecologia urbana della CEI, il cui motto principale è “progetta, costruisci e gestisci sempre luoghi belli, sostenibili e inclusivi”.
Progettare città per le persone, il progetto della CEI
Il tramite della Conferenza Episcopale Italiana è il Servizio Nazionale per l’edilizia di culto, che ha lanciato il Manifesto con cui invita tutti i cittadini, gli amministratori e i decisori politici, i professionisti e le imprese, a far proprie le istanze contenute nell’enciclica Laudato si di Papa Francesco.
7 i punti del Manifesto, basato su 3 pilastri: Inclusione Sociale, Economia d’Impatto ed Ecologia Urbana. Il luoghi belli che il cittadino si deve impegnare a costruire sono quelli:
1. che affermino dignità e centralità della persona e delle relazioni;
2. che migliorino la qualità della vita;
3. che promuovano una socialità dinamica e solidale;
4. che non sacrifichino la bellezza al profitto;
5. che siano la migliore risposta ai bisogni e alle aspettative delle persone;
6. che usino in maniera sostenibile le risorse;
7. che siano sostenibili e misurabili negli effetti sull’ambiente.
Molta fiducia nell’essere umano. L’indirizzo è quello giusto: responsabilizzare ognuno di noi per rinnovare l’urbanistica. Bisogna però considerare che proprio chi si intende responsabilizzare (il cittadino) è quello che ha costruito gli scempi che vediamo nel Paese, tenendo in considerazione solo l’interesse economico e il business. Forse allora prima di tutto bisognerebbe rendersi conto che il Paese è un “groviglio procedurale”, come dice l’INU, fatto di burocrazia e squali. Poi, ma solo poi, stendere un piano per migliorare l’urbanistica. Realismo, ecco cosa serve. Una volta che sappiamo a cosa andiamo incontro, possiamo parlare di cose concrete e forse raggiungeremo buoni risultati con interventi innovativi sull’urbanistica. Il problema individuato è lo stesso, la soluzione è differente: il problema è l’uomo e la burocrazia da lui generata per difendere la proprie posizioni. L’Inu, naturalmente, la vedo un po’ più sul pezzo rispetto alla CEI in materia di urbanistica.
Nell’immagine di apertura: Giocampo, Angeli sulla città, 2005. Immagine tratta da www.gigarte.com
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