Come si difende l’ambiente? Promuovendo una consapevole e condivisa cultura del rispetto dell’ambiente oppure inasprendo le sanzioni ed allungando il catalogo dei reati penali in materia ambientale? Probabilmente la risposta non può essere univoca o manichea: che sia necessario implementare politiche culturali e incentivanti di pari passo con un irrigidimento (non eccessivo) della struttura delle sanzioni? È proprio di questo che si sta discutendo in Senato nell’ambito della stesura di una bozza in materia di disinquinamenti e reati contro l’ambiente (ddl ecoreati).
Il disegno di legge possiede un ben definito obiettivo condiviso, ovverosia rendere le sanzioni più rigorose, aggiornate all’evoluzione dell’ambiente, meglio raccordate fra loro, ma non riesce a non suscitare le solite polemiche fra chi vuole difendere l’ambiente con l’impegno diretto e chi invece preferisce delegare alla magistratura.
Cosa dicono gli ambientalisti
In queste settimane oltre 20 rilevanti associazioni ambientaliste, sollecitate dalla Legambiente e da Libera, hanno promosso manifestazioni di alta risonanza per sollecitare l’approvazione della nuova legge. “In nome del popolo inquinato” è il “claim” della campagna promossa le due importanti associazioni al fine di sostenere l’iter del disegno di legge che inserisce i reati ambientali nel Codice Penale: “Affermare tale possibilità è importante perché restituisce all’ambiente l’importanza che merita nella vita di tutti. L’ambiente è un bene fondamentale per il settore primario. Un bene che va protetto e da cui dipende l’esistenza stessa dell’agricoltura”. Ad affermarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che ha negli scorsi giorni preso parte al sit-in davanti al Senato insieme alle altre associazioni firmatarie.
Il nodo del ravvedimento operoso
Il dibattito parlamentare ha già fatto segnare alcune rilevanti proposte, tra cui le nuove regole per sanzionare meglio il disastro ambientale, mentre all’ordine del giorno per le prossime sedute si collocano le fondamentali (e talora controverse) misure in materia di ravvedimento operoso.
Nella situazione attuale chi inquina anche in modo accidentale viene condotto direttamente dinnanzi al giudice. L’ipotesi di ravvedimento operoso che dovrà presto essere discussa afferma che non va punito chi per errore inquina (l’incidente non colposo, la valvola difettosa, ecc.) se segnala subito il guaio e interviene immediatamente per risanare il luogo a sue spese. In questo senso il ravvedimento potrebbe conferire una reale efficacia riparatrice al contegno del soggetto che per errore ha inquinato, producendo reali conseguenze positive per l’ambiente stesso. Contestualmente a ciò dovranno tuttavia essere rafforzate le sanzioni per chi non disinquina e per chi reitera il danno (o il comportamento dannoso).
Secondo Legambiente, il ravvedimento operoso si configura alla stregua di un “salvacondotto per chi inquina e rappresenta un’incitazione a reiterare l’ecoreato”, mentre per Paola Nugnes del M5S si tratterebbe dell’ennesimo “favore agli inquinatori”. Ma tale possibilità, secondo i relatori del provvedimento, potrebbe davvero consentire l’emersione di tutti quegli inquinamenti casuali che purtroppo troppo spesso vengono nascosti per paura della sanzione. È qui che si annida uno dei punti davvero dirimenti della proposta di legge: che possa essere uno spunto di riflessione per gli ambientalisti “duri e puri” di cui sopra? Chissà. Per il momento la polemica impazza.
Esattamente un anno fa veniva aggiornato il catalogo dei reati in materia ambientale: leggi in proposito l’articolo Delitti contro l’Ambiente: la Camera aggiorna il Codice Penale.
Il reato di omessa bonifica
Per adesso, mentre il ministro dell’Ambiente Galletti, sollecita l’approvazione del disegno di legge (“irrinunciabile” a suo parere), in Senato si ipotizza anche l’introduzione del reato di omessa bonifica, che consentirà di punire con durezza chi non completa la decontaminazione nei tempi concessi.
A cura di Marco Brezza
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