Stop alla richiesta vessatoria di requisiti di fatturato automatici per partecipare ai bandi per servizi di ingegneria e architettura banditi dalla Pubblica Amministrazione: è questo in sintesi il significato dell’annuncio del presidente dell’Autorità di vigilanza sugli appalti, Sergio Santoro, dopo le polemiche degli scorsi giorni sulla presunta illegittimità dei criteri che fissano eccessivi limiti inerenti a fatturato e organico (senza tra l’altro una congrua motivazione) per l’accesso a tali gare.
La questione ruota attorno alle norme del Regolamento appalti (D.P.R. 207/2010, più precisamente all’art.263) le quali impongono il rispetto di requisiti di natura tecnico-economica ai professionisti che intendono partecipare alle suddette gare presso la Pubblica Amministrazione e si pongono in palese contraddizione con l’art.41 del Codice degli Appalti: quest’ultimo afferma che sono illegittimi i “criteri che fissano, senza congrua motivazione, limiti di accesso connessi al fatturato aziendale”.
A contribuire al sollevamento di ingenti dubbi sulla questione era stato il presidente della Commissione Lavori Pubblici alla Camera Ermete Realacci citando alcuni dati dell’Agenzia delle Entrate presentati dalla Rete delle professioni tecniche ed affermando che tali requisiti “determinano una chiusura del mercato, escludendo a priori studi di piccole dimensioni e giovani professionisti”. La volontà dell’Rpt e di Realacci è quella di proporre un pacchetto di idee concrete idonee ad implementare e portare avanti il processo di recepimento delle nuove direttive europee in materia (da armonizzare nell’ordinamento entro il marzo 2016.
Ecco il tweet in cui Ermete Realacci ha sintetizzato la questione:
Più libertà nelle gare per i #giovani professionisti e piccoli studi.@IngegneriCC @RaiNews pic.twitter.com/5Pb3XtcKM6
— Ermete Realacci (@erealacci) 21 Maggio 2014
Il presidente dell’Autorità di vigilanza sugli appalti ha anticipato proprio in questi giorni che arriverà a breve un chiarimento sulla situazione mediante una determinazione inerente alle procedure di affidamento degli incarichi professionali: deve infatti essere la norma del Codice degli Appalti ad avere la preminenza, poiché trattasi di disposizione gerarchicamente sovraordinata rispetto al regolamento attuativo.
Gli stretti vincoli posti dal regolamento si configurano infatti come delle vere proprie barriere che impediscono l’ingresso nel mercato pubblico ai giovani professionisti che non hanno alle spalle un fatturato o un numero di grandi lavori progettati sufficiente per far fronte alle stringenti richieste di accesso.
L’annuncio dell’Autorità di vigilanza appalti è stato accolto con soddisfazione dal vicepresidente del Consiglio nazionale degli architetti Rino La Mendola: “Apprezziamo l’impegno, si tratta di un primo passo di rilievo – spiega – va sottolineato che tali principi dovranno essere trasferiti nella riforma complessiva degli appalti che scaturirà dall’obbligo di recepire le direttive europee”.
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